Il pane di tzia Gigina
“Il pane di Tzia Gigina”
La vedo intenta alla preparazione del pane fatto in casa,
le sue mani tuffate in una “scivedda”
colma di farina,
lavora la sua palla di pane con decisione e delicatezza.
“Quando si faceva la farina
–mi dice-
cantavamo al ritmo del setaccio”
e come presa da una visione,
lo sguardo lontano il sorriso appena accennato,
un filo di voce si leva alto
mentre le sue mani colpiscono ancora quel pane lavorato
“si mi fazzu sa farra
cun in su sedazzeddu
si mi fazzu sa farra
non siada andareddu…..”
Seduta sul suo piccolo scanno con le gambe divaricate
e le lunghe gonne che si piegano sui piedi calzati da pantofole felpate,
tzia Gigina si dondola
lasciando dritta la sua schiena
e muovendo le braccia
fingendo di lavorare il pane tra le dita.
E’ uno spettacolo guardarla,
parla con le parole e con il corpo,
tutto di lei comunica a chi le sta accanto
lo spirito di un’epoca che ha lasciato in eredità
i segni di un vissuto mai sconfitto dal tempo.
giovanna