Isili, il paese delle janas tessitrici
ISILI, IL PAESE DELLE JANAS TESSITRICI
In Sardegna la tessitura è un’arte antica che, nell’ambito familiare, serviva a produrre i corredi nuziali e altri oggetti di uso quotidiano .
Narra una leggenda che le grotte che si affacciano sulla vallata dove oggi si apre il lago “Is Borroccus” un tempo fossero abitate da fate tessitrici.
Se ne potrebbe dedurre che la tessitura, arte del radicata nel tessuto sociale isilese, sia stata un loro dono.
In realtà notizie certe sulla tessitura ad Isili risalgono alla prima metà dell’800, quando su un totale di 495 famiglie erano attivi 450 telai.
La tessitura ha sempre avuto le caratteristiche di una micro impresa familiare con cui le donne riuscivano a conciliare la cura della famiglia e la produzione di un reddito.
La prima scuola del tappeto fu istituita ad Isili nel 1926; negli anni ‘50/60 utilizzando i contributi regionali si costituirono alcune cooperative che dando impulso alla produttività e alla relativa commercializzazione per molte ragazze costituirono una valida alternativa all’ emigrazione nel Nord Italia.
Rosellina Piras che di una di quelle cooperative fece parte racconta: “A tessere si imparava quasi senza accorgercene.
In casa c’era un telaio e a noi bambine ,al rientro dalla scuola, veniva chiesto un aiuto che sembrava un gioco: cucire piccole borse, cinture, bisaccine.
Poi su una seggiolina rovesciata su cui era steso un ordito ci insegnavano prima a passare i fili e poi pian piano a intrecciare figure, fiori e motivi geometrici. Un apprendistato giocoso che di giorno in giorno formava una tessitrice e col tempo consentiva a noi ragazze di avere un reddito con la conseguente autonomia.
Per diventare una brava tessitrice sono necessarie soprattutto pazienza e capacità di concentrazione ma anche amore per questo lavoro.
Io ho sempre seguito i canoni della tessitura tradizionale per i disegni, i materiali e la loro tinteggiatura. Cercare le erbe e le radici da cui ricavare i colori in sfumature diverse mi ha sempre dato una grande soddisfazione.
Gli anni 60/70 sono stati gli anni in cui si produceva e si vendeva tanto tessuto, erano gli anni della nascita del turismo di lusso in Costa Smeralda e i nostri tappeti, le tende, gli arazzi, i cuscini, i copritavolo ben si adattavano a quel tipo di architettura.
Inoltre ad Assemini c’erano i militari della Nato che acquistavano i nostri tessuti, li facevano conoscere in America e in Europa e gli ordini fioccavano. Oggi quest’arte sembra destinata a spegnersi lentamente, si continua a vendere per il turismo ma la richiesta si orienta su piccoli pezzi, souvenir di viaggio, piccoli regali per gli amici. E’ un’attività faticosa e per renderla economicamente conveniente bisogna stare al telaio per molte ore al giorno.”
Ad Isili sono rimasti aperti pochi laboratori di tessitura; uno di questi è gestito da Dolores Ghiani.
Anche Dolores ha imparato a tessere in famiglia e nella scuola del tappeto gestita dalle suore Vincenziane presso l’asilo infantile G.Orrù; più tardi ha aperto un laboratorio con altre tessitrici.
Pur essendo bravissima lei afferma di non aver mai amato troppo questo lavoro e, dopo aver tessuto per anni secondo i moduli tradizionali, ha sentito il bisogno di cambiarlo in modo del tutto personale.
In occasione della apertura del museo MARATE ha tessuto arazzi con i fili di rame, la cui utilizzazione richiede la capacità di saper trovare soluzioni tecniche nuove.
Il filo di rame lo aveva già sperimentato creando i tessuti utilizzati dalla stilista isilese Gianna Lecca per la creazione dei suoi originali abiti da sposa.
Oggi per lei il telaio è diventato un campo aperto su cui intrecciare storie con materiali insoliti, scomponendo e ricomponendo i motivi tradizionali che costituiscono pur sempre le sue radici identitarie.
Novella Aracne oggi Dolores sfida non la dea Minerva ma se stessa.
Nel suo laboratorio fra lane accese di gialli, viola, rossi, blu , verdi e i telai in attesa, tra tanti, c’è un arazzo che colpisce per struttura e colori.
I motivi e le figure non sono allineati secondo l’ordine tradizionale ma sono sparsi apparentemente senza ordine, le figure e i motivi si scompongono ,si allineano, si contaminano per creare le sequenze di un racconto.
E’ Dolores che ne guida la lettura trasmettendo a chi ascolta i pensieri e le emozioni che hanno guidato le sue mani sul telaio, senza uno schema preciso, seguendo i fili della sua fantasia.
L’arazzo ha un nome “L’asino che voleva volare”.
In sequenza, dal basso verso l’alto, un asino, sdraiato sulla sabbia di una insenatura che si addentra tra le rocce, guarda gli uccelli che intrecciano voli sopra di lui, li ammira e vorrebbe tanto unirsi a loro.
Il desiderio è così forte che crede di trasformarsi in un animale con piume ed ali, si spinge verso l’alto per raggiungere gli uccelli, invano, resta ancorato alla spiaggia, può solo continuare a guardarli e sognare.
Dolores, che vola con la fantasia sul telaio, spera di poter realizzare presto una scuola di tessitura per insegnare alle giovani generazioni i segreti di questa arte antica affinché questo patrimonio di saperi non si estingua e nuovi talenti possano rivitalizzarla.
Isili potrebbe essere di nuovo il paese delle janas.
Maria Bonaria Mura