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Omaggio a Giorgio Gaber

Unitre Isili: “Omaggio al signor G.”

In una sala silenziosa e attenta la prepotente voce di Gerardo viaggia nel teatro- canzone dell’ultimo Gaber che, esaurita la stagione delle canzoni esilaranti e buffe che tanto avevano divertito i giovani della nostra generazione, affronta tematiche sociali e politiche, spesso controcorrente, e si fa più aggressivo e arrabbiato scagliandosi contro l’ipocrisia e la falsa coscienza delle persone.

E mentre si snodano parole che colpiscono la nostra sensibilità, la nostra mente, il nostro cuore, il signor G. insegue “i mostri che abbiamo dentro che vagano in ogni mente, i nostri oscuri istinti e inevitabilmente dobbiamo farci i conti”.

Parole antiche ma sempre attuali che risuonano in noi come campanelli d’allarme per una nuova umanità.

Eh, sì, bisognerebbe ridar vita alla filosofia, che è morta, poverina. Certo, una nuova filosofia che sappia illuminare la mente e riscaldare il cuore dell’uomo del Duemila”.

Intanto l’arpa di Raoul che fa da protesi al suo corpo esile e flessuoso accompagna morbidamente le parole graffianti di Gerardo che dialoga col suo compagno condividendo e rileggendo alla luce della propria esperienza di vita il sentire di Gaber e Luporini, il paroliere che lo ha accompagnato per tutta l’esperienza di “canzone – teatro”.

Interessante l’esperienza di vita dei due artisti: Gerardo Ferrara che ha scoperto le sue doti artistiche lavorando in una radio libera, dopo aver affinato le sue capacità vocali, oggi utilizza le sua bella voce in esperienze originali di rielaborazioni di testi di artisti come De Andrè e Gaber;

Raoul Moretti, musicista professionista di origine comense, innamorato della Sardegna e del suo strumento che ha studiato con passione da adolescente.

Dopo aver sperimentato i percorsi musicali più vari, si è appassionato all’abbinamento parola- musica, rivisitando tematiche gaberiane in collaborazione con il suo amico Gerardo.

Il lavoro è accompagnato dalle proiezione di alcune foto tratte dal libro di Reinhold Kohl “io mi chiamo Gaber e sono ancora qui” che sembrano raccontare in maniera originale ed emozionante argomenti quali la disumanizzazione dell’individuo nel mondo capitalizzato e la presa di distanza da moralisti e intellettuali.

Alla fine dello spettacolo i due artisti si intrattengono con gli organizzatori della serata compiacendosi dell’attenzione del pubblico isilese e raccontando i progetti in cantiere che si propongono di presentare in un prossimo incontro.

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