Vi racconto il viaggio a Sassari e provincia
Spesso chi viaggia preferisce luoghi più o meno esotici, lontani dal proprio paese alla ricerca di meraviglie di cui nutrirsi e parlarne con gli amici quando ritorna a casa. E così accade che siti, ambienti e realtà culturali della propria regione vengono trascurati, tanto che le meraviglie così apprezzate da turisti provenienti da paesi lontani risultano quasi misconosciute a chi tra quelle meraviglie vive.
Consapevoli di ciò i soci dell’Unitrè oltre ai viaggi all’estero o in continente, ogni anno di volta in volta vanno alla scoperta di tutti quei luoghi dell’isola che si sono visitati superficialmente o non si sono visitati affatto. L’ultima volta è toccato a Nuoro oggi a Sassari e la sua provincia.
Come sempre imbarcati di prima mattina in una corriera affollata e cicalante di persone entusiaste per il nuovo viaggio, ci avviamo a Sassari che ci accoglie con le sue atmosfere cittadine e il suo museo, prima tappa del viaggio.
Il Museo Nazionale “Giovanni Antonio Sanna” di Sassari è la principale istituzione museale della Sardegna centro-settentrionale per dimensioni e importanza scientifica delle sue raccolte.
La struttura comprende raccolte archeologiche (provenienti da donazioni ed acquisizioni attraverso ricerche e scavi condotti dalla locale Soprintendenza per i Beni Archeologici) ed etnografiche.
Percorrendo le sale ricche di reperti ritrovati in siti archeologici dell’isola, abbiamo avuto modo di guardare da vicino quei corredi funerari trovati nelle domus de janas o nei siti scavati anche in località a noi vicine. Una sala era dedicata a “monte D’Accoddi” il sito che avremmo visitato durante la nostra permanenza.
Il primo giorno si completa con la visita delle cantine “Sella & Mosca”, azienda vinicola italiana con sede ad Alghero, parte del gruppo Campari dal 2002.
Venne fondata nel 1899 dall’ingegnere Erminio Sella, nipote di Quintino Sella e dall’avvocato Edgardo Mosca con la bonifica della località I Piani per la rimozione dei massi di arenaria, trachite e calcare. Conta oggi 550 ettari di vigneto, producendo un’ampia gamma di vini. Il complesso ospita numerose strutture aperte al pubblico, come le cantine storiche, costruite nel 1903, l’enoteca e il museo. La tenuta si trova a breve distanza dall’aeroporto di Fertilia.
Le cantine ci accolgono con le loro preziose botti tradizionali di rovere di Slavonia e i lunghi corridoi di barriques che affinano i pregiati vini della ditta. Molti di noi non si lasciano sfuggire l’occasione di acquistare alcuni dei preziosi vini in vendita.
Il secondo giorno siamo ad Alghero, conosciuta anche come la piccola Barcellona: la città ha infatti conservato l’uso della lingua catalana, di cui è un’isola linguistica riconosciuta dalla Repubblica Italiana e dalla Regione Sardegna come lingua minoritaria. A piedi, in giro per la città visitiamo la cattedrale, i negozi con le vetrine in cui sono esposti gli artistici coralli e, su una carrozza a cavalli, facciamo il giro della città antica intorno alla cortina muraria del XIII sec. e lungo il porto affollato di velieri e grandi yacht. Poi, su un pullman scoperto facciamo un Tour panoramico alla scoperta delle bellezze del territorio circostante fino a raggiungere il suggestivo Capocaccia e ammirare il magnifico mare con i suoi golfi in una natura incontaminata.
Dopo un succulento pranzo consumato in uno dei ristorantini del porto ci dirigiamo a visitare un importante sito archeologico della Sardegna prenuragica: “Monte D’Accoddi”. Per la concentrazione di differenti tipologie costruttive, il monumento è a tutt’oggi considerato unico non solo in Europa ma nell’ intero bacino del Mediterraneo, tanto singolare da essere accomunato morfologicamente a una ziggurat mesopotamica.
Monte d’Accoddi è situato nella Nurra, più precisamente nel comune di Sassari, nel terreno in origine di proprietà della famiglia Segni.
Il monumento faceva parte di un complesso di epoca prenuragica, sviluppatosi sul pianoro a partire dalla seconda metà del IV millennio a.C.
Sulla piattaforma venne eretto un ampio vano rettangolare rivolto verso sud, che è stato identificato con una struttura templare, conosciuta come “Tempio rosso”, in quanto la maggior parte delle superfici sono intonacate e dipinte in color ocra.
Durante la seconda guerra mondiale fu danneggiata la parte superiore dallo scavo di trincee per impiantare sull’altura delle batterie contraeree. Gli scavi archeologici furono condotti da Ercole Contu (1954-1958) e da Santo Tinè (1979-1990).
A conclusione della visita, gratificati dalle bellezze dei luoghi e dalle conoscenze acquisite in loco ripartiamo alla volta di Isili, un po’ stanchi, ma appagati dalla nuova e straordinaria esperienza.
Giovanna
Brava Giò! Mi dispiace non aver potuto partecipare.