A proposito dello sfinimento di un paese.
Il tema è così complesso che non so da che parte prenderlo. Ho preso però un impegno e lo devo onorare. “Un paese sfinito” di Giovanna Casapollo era degno di un immediato commento, certe cose non bisogna lasciarle “raffreddare”. Purtroppo non si può dire che la temperatura sia scesa, anzi nella crisi ci siamo dentro fino al collo, mentre il piattino che ci viene servito scotta sempre di più.
Siamo tutti lì, attoniti, col fiato sospeso, poiché al peggio non c’è limite. Magari fosse bastato l’allontanamento del “lenone” con tutte le sue “nipotine” per rimettere le cose a posto. Giovanna sembra convinta che “il brusco cambiamento sia dei mercati che dell’establishment politico europeo e mondiale all’annuncio che l’Italia si era liberata del suo chiacchierato presidente passando il testimone ad una persona conosciuta universalmente come seria qualificata e competente” renda verosimile pensare che i nostri guai stavano in buona misura nella “filosofia del bunga bunga”.
Ma, ahinoi , non è così: la signorina, per non dire fraulein, “Spread”, sembra impiparsene di quel che fa l’innominabile sotto le lenzuola, come d’altra parte se ne frega delle persone serie, qualificate e competenti. E questo non è che un aspetto della’intera faccenda.
Siamo onesti, dire che siamo in guerra non ci fa grande impressione,. Si combatte e si muore in Afganistan, in Africa equatoriale, in posti lontani insomma. Qualcuno di noi ci lascia pure la pelle ma sono pochi e poi sono volontari che, talvolta, fa rima con mercenari; in qualche modo se la sono cercata. Quando succede più vicino, è in Medio Oriente e si tratta di primavera araba: non può venirne che bene, abbattuto il feroce tiranno.
E se invece lo fossimo, in guerra? Senza dichiarazioni, senza discorsi da un balcone qualsiasi che la rendano esplicita e manifesta? Al “lacrime e sangue” ci siamo ma ci sono altri segnali di guerra a cui in Europa siamo abituati: ancora una volta la perfida Albione da sola in attesa della sua costola d’oltre oceano che ha già annunciato lo schieramento di Wall Street a fianco della City; ancora una volta la presa di Parigi senza la fatica di aggirare alcuna Maginot. Lo scenario è cambiato ma gli attori in Europa rimangono sempre quelli.
Deutschland uber alles! Non l’hanno dimenticato. Come potrebbero? Sono i migliori, i più bravi in tutto ciò che conta. Possibile che ci sia qualcuno che non si arrende all’ evidenza? I soliti Inglesi, per di più senza impero. I Francesi hanno capito subito da che parte schierarsi, hanno una “grandeur” da difendere e buon sangue non mente anche se inquinato dal Mediterraneo; la partita non si gioca più fra le sponde dell’Atlantico, anche gli USA si leccano le ferite dovute a una lunga esposizione. Ci sarebbero gli Italiani, brutte bestie in questo nuovo tipo di guerra ma incapaci di far fronte comune, centu concas centu berritas, che si accapigliano attorno al buco della serratura e sulle nipotine di Mubarak. In due mosse ci hanno messo a cuccia: fuori il Puzzone e dentro il Professore.
Di noi Italiani si è detto: Italiano? Brava gente. I Tedeschi li abbiamo smembrati, seduti attorno a un tavolo a Yalta, dividendoli in due: a questi ci penso io, a quelli pensaci tu. Ci facevano paura ma la ruota gira. Non ostante le sempre più stanche ripetizioni di annuali giornate della memoria, ce ne siamo dimenticati. È pur vero che di “teutonici” il resto del mondo non sia privo, anzi, sembrano in aumento. I cultori della “razza”, anche se non si chiama più in questo modo, diciamo “umanità senza difetti”, li troviamo facilmente ovunque siano in grado elevato la kultura e il “bon ton”. Solo in Germania, però, sono così seri e determinati da portare le cose fino in fondo e arrivare alla soluzione finale.
Qualcuno mi dirà che c’entri tutto questo farneticare sui Tedeschi e sui loro errori del passato con la crisi economica e sulla differenza fra i loro titoli di stato e i nostri. È che la guerra, quella che la nostra Costituzione abiura, non usa più – almeno per ora – e chi usa la testa in modo serio, affidabile ed efficiente, trova altre strade per conseguire gli scopi che si prefigge. Qualcuno,però, il tentativo di assoggettare alla propria volontà gli altri, che non gradiscono, sempre guerra lo chiama.
I Teutonici, dicevo, sono dappertutto, anche alla Bocconi. Anzi, se c’è un posto dove quella mentalità si può formare facilmente, è proprio quello e sono capaci di convincerti, con la loro serietà, qualifica e competenza, che sei un buzzurro e non ce la puoi fare a governarti da solo: niente elezioni, meglio il governo degli ottimati.
Non voglio andare oltre, mi fermo con un pensierino di Goethe che qualcuno ha fatto riemergere, dalla fine del 700, fra l’altalena delle borse e l’andamento dei mercati in questi giorni pazzotici: “Questa è l’Italia che lasciai. Sempre polverose le strade, sempre spennato lo straniero,qualunque cosa faccia. Cerchi invano le probità tedesche;qui c’è vita e animazione non ordine e disciplina; ciascuno pensa solo a sé e diffida degli altri, e i reggitori dello Stato, anche loro, pensano a sé soli.” Sembrano parole del professor Monti. Con qualche lieve modifica, egli avrebbe scritto non “reggitori dello Stato” ma “casta politica”, come, a leggere fra le righe, ha affermato nel suo discorso al Senato.
Bene, con tutta la nostra gaglioffaggine, preferisco essere considerato “brava gente” piuttosto che essere Kulturalmente capace di soluzioni definitive
Isili dicembre 2011
elio