Sa ‘ia de sa palla
“Po mi ndi torrai”, per riprendermi, mi sono rivisto una slide show che allego (clica su “il mondo” a piè di pagina) . Fa pensare, suscita idee. Non so a voi ma a me qualche ideuzza è venuta e poi è bello poter scrivere che invio slide show. Prima di passare ad esprimerne una o due di quelle ideuzze, dico subito una cosa: due ore di meccanica, anche se celeste, rischiano di farle venir giù. Noo, noo…le stelle, le stelle! Quando mai, e che credete!?.
La prima idea riguarda l’ “immensità”: è troppo grande questo nostro universo. Avete sentito quant’è vasta una galassia come la nostra ( sa ‘ia de sa palla)? Da un capo all’altro – di quanto si vede, sembrerebbe, perché pare ci sia dell’altro, “la materia oscura”, proprio così l’hanno chiamata, materia oscura – da un capo all’altro, dicevo, sessantamila anni luce. “Una cosa da non venirne a bene”(mi sembra l’espressione più idonea per degli ignoranti come noi, in astrofisica s’intende)). Questa enormità però, è solamente il nostro vicinato.
Di vicinati così, nell’universo, ce n’è miliardi di miliardi di miliardi: un’esagerazione. Immaginate cosa avrebbe potuto dire il cardinale Bellarmino se lo avesse saputo: “Signore mio – per l’alto prelato e non solo, la Terra era al centro dell’universo, bella ferma, anche se qualcuno bofonchiava ‘Eppur si muove’; era il fulcro attorno a cui tutto ruotava, essendoci sopra l’uomo, apice del creato – Signore mio, non Ti sembra di aver esagerato? Va bene che Tu non hai bisogno di risparmiare, ma quando è troppo è troppo!”
Bene, l’impressione che ho avuto è che lo stesso discorsetto ce lo abbia fatto, mercoledì i6, il dott. Alessandro Corongiu, con una differenza: il cardinale lo avrebbe fatto alla don Camillo, quando parlava col suo Crocefisso, lo studioso l’ha fatto col sorrisetto di chi sa come stanno le cose. “Uh, uh, uh, mi vien che ridere.” Pareva dicesse ogni poco, pensando alla Chiesa e al suo vano cercare di nascondere la verità per conservare il potere. “Carta o meglio, Keplero canta e con lui Galileo, Newton e Einstein. Sappiamo tutto, ci manca un zinzillo così. Dio è morto già da tempo, non rimane che certificarlo con le leggi della fisica.” Questa mia impressione sarà dovuta al fatto che, con l’età, divento sempre più arrevesciu o, se preferite, scorbutico.
A pensarci bene, col dott. Corongiu devo avercela perché, mentre parlava, mi sono rivisto nella mia spocchia giovanile e non tanto per la spocchia, mia sia chiaro, quanto per il tempo che è passato. Quelle “cose” le ho insegnate per quasi quarant’anni e dovevo avere lo stesso sorrisetto stampato sulla faccia. Anch’io dicevo : “Ci manca poco, abbiamo ricostruito punto per punto quanto è successo nell’universo dal momento in cui tutto è incominciato. Ci manca solo ‘l’inizio l’inizio’, una manciata di nano secondi.” E lo dicevo ormai vent’anni fa. Nel frattempo abbiamo aggiunto sempre più materia oscura all’universo ma la cosa non è diventata più chiara. Quella manciata di micro frazioni di secondo sembra diventare il paradosso del piè veloce Achille che non riesce ad agganciare la tartaruga.
Per carità, la Scienza è Scienza ma gli scienziati talvolta sono curiosi. Curiosi non nel senso della ricerca e della scoperta, ché quella è la loro ragione sociale, curiosi alla sarda: “mih ca ses curiosu, mih”, nel senso di “particolari”, fatti a modo loro. Due soli esempi, uno di rimozione e l’altro di perplessità, il primo molto più grave. Forse ricorderete lo scandalo delle scoperte tenute nascoste dai climatologi assertori del world warming per responsabilità umana. Secondo costoro la Terra si starebbe riscaldando per effetto dell’anidride carbonica in aumento nell’atmosfera, a causa della crescente industrializzazione. Questi scienziati furono intercettati quando si raccomandavano l’un l’altro, non ricordo se telefonicamente o per iscritto, di non divulgare quanto avrebbe potuto contraddire il loro assunto. Quanti danni hanno fatto le intercettazioni!
Quanto a perplessità – un fuggevole cenno, con risatina a denti stretti, l’ha fatto pure il nostro Alessandro –, i neutrini, più veloci della luce, ne lasciano parecchia. L’European Organization for Nuclear Research, nei laboratori sotto il Gran Sasso, avrebbe dimostrato che questi diavolo di neutrini batterebbero la luce in velocità. A degli ignorantoni come noi, la cosa non fa né caldo né freddo ma se consideriamo la Teoria della Relatività di Einstein, che compendia e dà sostanza a quanto la fisica ha detto fino a oggi, illuminando, se possibile ancora di più, Newton, Galileo e Keplero, le cose non tornano. E=mc² è una cosa che ha fatto il botto e, a proposito di botto, il Big Bang, il grande scoppio iniziale da cui ebbe origine l’universo, si legge alla luce di quella formula.
Però, per rimanere in tema di luce, se la velocità dei fotoni (quanti di luce) non è insuperabile, senza Architetto, male ci troviamo. La tartaruga ha fatto un pezzettinino di strada prima che Achille si portasse dove era lei l’ istante precedente e il piè veloce sta ancora correndo nella vana speranza di raggiungerla. Guardate gli occhi di Einstein nella sua più famosa fotografia dove, in genere non manca la sua notissima formula, poi guardate gli occhi della Gioconda – Leonardo, quanto a genio non era secondo a Galileo – e ditemi se non hanno la stessa allure. Sono occhi ridanciani, occhi da piglianculo direi, visto che l’età me lo permette. Altro che il mio sorrisetto di quando pensavo di sapere (quasi) tutto. L’Enigma della Gioconda è in quegli occhi che sono gli stessi di Einstein. Cosa avranno mai da dirci?
Elio.
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